Se posso guardarti, tra il tempo e il salotto, alta e diritta in cucina a preparare frittelle di riso
se riesco vederti indietro nel giardino, chinata a badare tartarughe e fiori
se sento ancora il gusto del gelato, sempre fiordilatte, che mi compravi nei pomeriggi d'estate
l'odore dei tuoi capelli
la stretta delle tue mani grandi
la carezza dei tuoi occhi quando ridevi.
Se sono passati anni senza cancellare i pomeriggi sedute al tuo tavolo
le favole sul divano
le parole crociate
il fumo sottile delle tue sigarette
le serate sedute per strada
il tuo cognome che facevo finta fosse anche il mio
la tua eterna cura.
Se posso averti così, ancora con me.
Che cosa ci ha fatto in fondo la morte?
Non è riuscita a portarti via le cose più importanti, credo.
RispondiElimina